Si consolida il rapporto tra gli italiani e la mobilità privata, anche a causa della pandemia. Ma il numero di veicoli presenti in circolazione rende le nostre strade più insicure? Aumenta la probabilità di incidenti? E quali sono i luoghi più a rischio? Con l’aiuto dei dati Verti proveremo, come sempre, a fornire tutte le risposte
Partiamo con una notizia positiva: quello in corso è sicuramente un anno di ripresa per la mobilità italiana. Certo, auto e moto hanno ancora un po’ da recuperare, ma sono sulla buona strada. I dati ACI (Automobile Club d’Italia), infatti, ci dicono che le immatricolazioni di vetture quest’anno sono cresciute del 30% rispetto all’anno prima, ma soffrono ancora rispetto agli standard pre-Covid del 2019. E va ancora meglio alle due ruote come racconta il Rapporto di ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori): quest’anno, infatti, prendendo in considerazione il periodo da gennaio ad agosto le immatricolazioni delle moto sono aumentate del 31,2% rispetto al 2019.
D’altronde, lo sappiamo, la pandemia sta offrendo una grande spinta alla mobilità privata. Secondo un’indagine dell’Osservatorio Findomestic, dopo l’emergenza sanitaria l’attaccamento degli italiani alle quattro ruote – già tradizionalmente molto forte – è addirittura cresciuto: oggi 9 persone su 10 le considerano indispensabili per tutti gli spostamenti quotidiani.
Ma più sono veicoli sulle strade, probabilmente, più cresce il rischio di incidenti. Come si stanno comportando i nostri connazionali al volante o in sella? Lo scopriremo anche grazie ai dati Verti.
2021: riprende la mobilità su strada e crescono gli incidenti
L’equazione sembra essere vera: appena le restrizioni si sono allentate e la mobilità è ripartita, il numero di incidenti in Italia è schizzato in alto. Se nel 2020, secondo i dati ISTAT, i sinistri in auto e in moto avevano subìto una flessione importante, con la fine del lockdown le strade italiane sono tornate ad essere teatro di molti incidenti, come ci dimostrano i dati dell’ASAPS, Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale: ad esempio, se confrontiamo il periodo maggio 2020 (mese in cui le restrizioni si erano allentate) – maggio 2021, scopriamo che gli incidenti sono quasi raddoppiati (+91%) e il numero di feriti è sensibilmente salito (+197%). Con questo cresce sempre più la necessità di attivare delle garanzie accessorie alla polizza, vedi ad esempio le nostre: assistenza stradale, infortuni del conducente, super protetto, Collisione…Ma dove si fanno più incidenti, al nord o al sud? In città o in provincia? E perché?
Incidenti in Italia regione per regione
Per rispondere a queste domande, siamo partiti dalle regioni, per capire quali sono quelle più virtuose e quali, invece, quelle con i guidatori più imprudenti o disattenti (o forse con le strade meno sicure). Secondo il Rapporto ISTAT la media degli incidenti è stata superiore a quella nazionale in ben otto regioni italiane, con i liguri a guadagnarsi il primato di driver più “spericolati” e i lombardi a chiudere la classifica dei meno zelanti, con un tasso di incidentalità poco sopra la media nazionale.
Se invece diamo uno sguardo al numero di vittime per 100mila abitanti, a colpirci è il grande divario tra quello del Molise – il più alto d’Italia con un rapporto di 8,4 – e quello della Valle D’Aosta, che invece – con un rapporto pari a 0 – è la regione con i guidatori più prudenti del Paese.
E i dati Verti cosa ci dicono in merito? La Valle D’Aosta – il cui tasso dei sinistri è del 3,2% (in pratica, 3,2 sinistri ogni 100 veicoli assicurati) – si conferma la regina della sicurezza stradale, mentre le regioni più “pericolose” sono Campania e Calabria, con un tasso di incidentalità rispettivamente dell’8,1% e 7,5%. Le stesse tendenze trovano riscontro nel caso dei sinistri in moto, con la Valle D’Aosta prima della classe con un tasso dello 0% e la Calabria ultima con il 5,4% dei sinistri.
In linea generale la mappa dei sinistri è abbastanza omogenea, senza particolari spaccature tra nord e sud, ma solo alcune singolari evidenze territoriali, che hanno risentito quasi certamente anche delle conseguenze delle restrizioni regionali sugli spostamenti dovuti alla pandemia.
I sinistri si concentrano nelle grandi città
Scendendo nel dettaglio di città e province, vediamo come cambia il bollettino dei sinistri. I dati ISTAT parlano chiaro: il divario del tasso di incidentalità tra i grandi nuclei urbani e quelli più piccoli è netto, a discapito dei primi. Le strade urbane sono molto più pericolose, probabilmente a causa del traffico e di condizioni di viabilità più sfavorevoli: nel 2020 in città sono stati registrati il 73% degli incidenti contro il 22% delle strade extraurbane e il 4,6% delle autostrade. I sinistri registrati nelle principali città (Torino, Milano, Verona, Venezia, Trieste, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Palermo, Messina, Catania) rappresentano il 24,2% del totale in Italia.
Anche i dati Verti confermano l’alto livello di pericolosità delle strade urbane: sono, infatti, le grandi città, da nord a sud, i luoghi con il più alto numero di incidenti, e il gap rispetto ai piccoli comuni della provincia è piuttosto evidente su quasi tutto il territorio. E mentre Roma e Torino – con un tasso di incidentalità rispettivamente del 5,2% e 5,1% – si guadagnano il primato poco onorevole di città più insicure dal punto di vista stradale, Bergamo, Venezia e Padova si aggiudicano quello di città più virtuose con un tasso dei sinistri rispettivamente del 3,6% e 3,7%.
Nel caso dei sinistri in moto, per i quali il divario di incidenti tra città e provincia è meno marcato, sono ancora una volta le città venete – in questo caso Padova e Verona – le più diligenti, mentre è la provincia di Palermo la più insicura.
Non c’è che dire: sui sinistri, c’è ancora un po’ di strada da fare…