Continua il viaggio dell’osservatorio Verti Movers alla scoperta del guidatore più virtuoso d’Italia. Dopo aver analizzato le abitudini al volante di uomini, donne, giovani, anziani, single e sposati, questa volta proveremo a capire se a incidere sullo stile di guida è anche la professione. Ad aiutarci, come sempre, i dati Verti.
Questione di chilometri: viaggiare molto per lavoro è un fattore di rischio?
Per capire in che modo le professioni influenzano le abitudini di guida degli italiani, e quali sono i fattori più determinanti a esse collegati, siamo entrati nel merito dei chilometri percorsi e del tempo lavorativo vissuto a bordo di un’auto. Secondo gli ultimi dati ISTAT pubblicati, il 2019 è stato, in termini di numero di sinistri, un anno migliore del precedente, con un calo di incidenti dell’0,2%. In merito all’anno in corso, l’Osservatorio dell’ASAPS (Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale), ha registrato per il momento una flessione dell’80%, innescata dai prevedibili effetti del lockdown. Dalla ricerca ISTAT emerge un dato molto interessante: le percorrenze stradali e il numero di veicoli circolanti sono tra i fattori di contesto che più influenzano il tasso di incidentalità.
La conferma arriva anche dall’indagine di Assolombarda (Associazione delle imprese che operano nella Città Metropolitana di Milano e nelle province di Lodi, Monza e Brianza, Pavia) che, rispetto ai dati ISTAT, aggiunge un dettaglio ancora più significativo: le persone più esposte al rischio sinistri sono quelle che trascorrono tante ore alla guida per via della mansione lavorativa svolta. Stiamo parlando dei cosiddetti high risk worker, ovvero tutti i conducenti stradali, autotrasportatori e agenti di commercio per i quali il veicolo rappresenta il principale strumento o luogo di lavoro. Se osserviamo i dati Verti, questa evidenza è facilmente riscontrabile: sono proprio gli agenti di commercio, infatti, ad aggiudicarsi il non troppo lusinghiero primato di vulnerabilità ai sinistri, con un tasso di frequenza pari all’8,85% (relativo al parco auto).
Quanto stressante è il tuo lavoro? Lo stress come condizione di rischio
Il rischio di incorrere in un sinistro, quindi, è direttamente proporzionale al numero di chilometri percorsi. Ma non è solo questo. Pensiamo ad esempio a tutte le conseguenze che distrazione, stanchezza, stress o violazioni del codice stradale possono produrre. Lo psicoterapeuta Gabriele Traverso, in uno dei suoi studi, parla dello stress come una causa o concausa di incidenti stradali, un fattore spesso sottovalutato e più complicato da misurare. Nel corso degli anni, inoltre, numerose ricerche, tra cui quella del Dipartimento di Psichiatria e Psicologia dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, hanno riconosciuto il lavoro come una delle principali fonti di stress, nonché individuato l’esistenza di una forte correlazione tra lo stress e gli infortuni sul lavoro (inclusi quelli stradali). Lo stress lavoro-correlato, ovvero la manifestazione di una sintomatologia fisica ed emotiva causata dal lavoro, può quindi influenzare in modo massiccio la qualità della vita, compromettendo (tra le altre cose) anche le abitudini di guida.
Una ricerca condotta dal The Recovery Vollage, società americana specializzata nel trattamento della salute mentale e comportamentale, e pubblicata dal sito Money.it ha individuato le categorie professionali più esposte a forti condizioni di stress: militari, vigili del fuoco, poliziotti, dirigenti aziendali, chirurghi e insegnanti sembrano essere i più affaticati dalle responsabilità lavorative. Se interpretiamo i dati Verti, alla luce di queste considerazioni, possiamo facilmente trarre conclusioni analoghe: il tasso di frequenza sinistri di imprenditori (7,95%), insegnanti (6,88%), medici (6,78%) e dirigenti (6,36%) risulta abbastanza elevato e quindi in linea con quanto emerso dalle ricerche su stress e professioni. Dai dati Inail, l’istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro, risulta poi che a incidere sul tasso dei sinistri spesso è anche il pendolarismo, una condizione che aumenta lo stress e influenza la qualità di vita dei lavoratori.
I dati Verti ci dicono infine che i più prudenti e virtuosi alla guida sono i giornalisti e i dipendenti pubblici, un dato questo che però non trova particolari evidenze in studi e ricerche. Che siano meno stressati degli imprenditori?
Anche l’età fa la differenza: giovani e pensionati al volante
Infine, sempre dai dati Verti emerge un’altra tendenza, che purtroppo non è tanto una novità: gli studenti e i pensionati, rispettivamente con l’8,39% e il 6,89%, sono tra le categorie con l’indice di frequenza sinistri più elevato. E se consideriamo anche i sinistri in moto, gli studenti schizzano in vetta alla classifica, rubando il primato agli agenti di commercio. I dati ISTAT confermano questa tendenza: nel 2019 sono aumentati i giovani nella fascia d’età 20-24 anni coinvolti in incidenti, così come gli incidenti mortali tra i giovani nella fascia 20-29 e tra gli anziani tra i 75 e gli 89 anni.
Non sempre, quindi, è questione di chilometri percorsi o di stress. Per studenti e pensionati, infatti, la guida non è certo una routine lavorativa, e nemmeno lo stress è un fattore così determinante. Eppure il numero di incidenti in cui restano coinvolti è in aumento. I dati dimostrano che qui l’ago della bilancia è proprio l’età, un fattore chiave nel definire lo stile di guida: se da una parte, infatti, gli studenti al volante peccano di inesperienza e leggerezza, dall’altra i pensionati confermano uno stile di guida un po’ troppo distratto (a causa del deterioramento fisico e cognitivo). Non sempre quindi la maggiore esperienza è sufficiente per essere più attenti alla guida.
Qualunque sia il tuo lavoro e il tuo stile di guida, le assicurazioni auto Verti ti proteggono dagli imprevisti.