Le abitudini quotidiane di ognuno noi possono raccontare molto sulla nostra personalità, e quelle alla guida non fanno eccezione. C’è chi – per natura più ansioso – si agita spesso, anche al volante, rischiando così di commettere qualche imprudenza. C’è chi – speriamo pochi – non può fare a meno di controllare e-mail e chat sul telefonino non appena si ferma a un semaforo o addirittura mentre guida. E poi c’è chi – speriamo tanti – considera ancora la guida un atto di religiosa dedizione a cui riservare la massima concentrazione.
Ma chi sono gli automobilisti “tipo” che incontriamo lungo la strada? In questo articolo ci siamo divertiti a immaginarli, partendo come sempre dai numeri di Verti e dalle tendenze di guida emerse tra gli italiani.
Una fotografia dei sinistri in Italia
Negli anni l’auto ha assunto un ruolo sempre più importante nelle nostre vite: ha ridefinito i nostri tempi e spazi, entrando di diritto nella nostra routine. Il più importante sociologo dei media, Marshall McLuhan, l’aveva definita “La sposa meccanica”: un bene accessorio, inizialmente patrimonio di pochi, diventato poi un irrinunciabile compagno di vita. Nel 2020 il suo uso ha subito una forte battuta d’arresto, e infatti, stando al Rapporto ACI-Istat, anche gli incidenti hanno registrato un calo esponenziale, con un -29.5% sulle autostrade. Una tendenza incoraggiante che purtroppo, però, è legata al blocco della mobilità per il lockdown e non tanto a un’improvvisa e ritrovata prudenza stradale. Se osserviamo poi i dati Verti, le tendenze generali degli italiani “al volante” sembrano piuttosto coerenti con quelle del 2019: a collezionare il numero più alto di sinistri sono ancora i giovani (dai 18 ai 34 anni) insieme agli over 75, mentre gli adulti (in generale dai 35 ai 54 anni) si confermano gli automobilisti più abili, senza particolari distinzioni tra uomini e donne.
Giovani al volante e incidenti: “i Baby driver multitasking” guidano online
A giudicare dai numeri Verti sembra proprio che la giovane età sia sinonimo di avventatezza: alla guida, infatti, i ragazzi e le ragazze under 34, lavoratori e lavoratrici dipendenti e single, sono quelli che rischiano di più con un tasso di sinistri che va da circa il 7% registrato dai giovanissimi a circa il 4.5% dei trentenni. Testa tra le nuvole e mille distrazioni? A quanto pare sì, perché Millennials (i nati tra gli anni 80 e la prima parte dei ‘90) e Generazione Z (i nati dalla seconda parte degli anni 90 in poi) sembrano essere i più “imprudenti”, forse anche a causa della difficoltà di concentrazione che la sovraesposizione agli schermi può generare: a sostenerlo è uno studio americano realizzato da Root Insurance. È quindi “il baby driver multitasking” il più pericoloso al volante, colui che mentre guida è perennemente connesso e non perde neanche una notifica di WhatsApp, Facebook e Instagram.
D’altronde lo smartphone è “un’arma” di distrazione non indifferente, figlia dell’era digitale in cui viviamo, che nel 2020 ha causato un aumento degli incidenti del 63% sulle strade statunitensi, come sostiene un’indagine della compagnia di ricerca sulla mobilità in sicurezza Zendrive. Inoltre, l’invio di messaggi e la visione di video sono le due cattive abitudini più diffuse alla guida, rispettivamente nel 43% e nel 11% dei casi, come sostiene un recente sondaggio condotto dalla casa automobilistica Ford.
Sinistri tra pensionati e casalinghe
A fare compagnia al “baby driver multitasking” tra le fila degli imprudenti c’è poi “l’indomito pensionato”. Sono infatti gli anziani over 75 (sposati) a distinguersi per l’elevato numero di sinistri, subito dopo i Millennials e la Generazione Z. D’altronde, si sa che con l’avanzare degli anni i riflessi rallentano e la terza età non è esattamente la più preziosa delle alleate per chi vuole mettersi alla guida. Secondo un’Indagine dell’Associazione Italiana Biomeccanica Forense, infatti, l’aumento dell’età conduce a un forte deterioramento delle prestazioni di guida e le difficoltà maggiori emergono quando occorre prendere decisioni velocemente e sotto pressione, elaborare compiti complessi e affrontare nuove situazioni. Il Rapporto pubblicato dall’Osservatorio europeo per la sicurezza stradale ci dice, inoltre, che il tasso di incidenti mortali che coinvolgono conducenti di età superiore a 75 anni è cinque volte superiore alla media di quello dei conducenti in generale, con un tasso di lesioni doppio. E insieme all’indomito pensionato c’è anche “la casalinga spericolata” che, con il 4,6% dei sinistri registrati secondo i dati Verti, entra nelle prime posizioni di questa particolare classifica. Si tratta di solito di donne sposate con un’età compresa tra i 45 e i 49 anni che, molto probabilmente, non usando quotidianamente l’auto per andare al lavoro, sono meno abili nel traffico e con le manovre più complesse. Se per gli anziani, quindi, il principale nemico alla guida è l’avanzare dell’età, per le casalinghe potrebbe essere l’inesperienza.
I primi della classe: gli italiani più prudenti al volante
Ma sulle strade italiane, al volante delle proprie auto, non troviamo solo giovani avventati, pensionati un po’ arrugginiti e casalinghe impulsive, ma anche automobilisti esperti, per i quali la guida non è una rognosa incombenza, bensì un’azione naturale o addirittura una piacevole evasione.
Stando ai dati Verti tra i guidatori più affidabili d’Italia ci sono gli uomini con un’età compresa tra i 40 e i 44 anni e tra i 55 e i 59 anni, ma anche le donne con un’età compresa tra i 60 e i 64 anni. Si tratta di lavoratori dipendenti o operai di solito coniugati. “il marito prudente” è un’automobilista esperto, il cui comportamento alla guida è più attento e meno impulsivo, probabilmente anche per via di uno stile di vita più regolare sia dal punto di vista lavorativo che familiare.
E infine, dulcis in fundo, il primo della classe: “il driver lover”. Con un tasso di sinistri di circa il 3% i più abili automobilisti d’Italia sono gli uomini e le donne sposate, lavoratori e lavoratrici dipendenti dai 45 ai 49 anni, e nel caso delle donne, anche dai 35 ai 39 anni, insieme alle insegnanti poco meno che cinquantenni. Per loro l’auto è molto di più che una noiosa abitudine da digerire, bensì uno stile di vita, e abbiamo ragione di credere che di chilometri ne abbiamo percorsi eccome. Perché ottimi guidatori si diventa con la passione nel cuore, ma anche con l’esperienza alle spalle.
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